Parliamone

Nel corso della crescita, quando siamo bambini e adolescenti acquisiamo conoscenze e si formano immagini, valori, atteggiamenti e competenze riguardanti il nostro corpo, le relazioni, la sessualità e l’affettività. In questo processo apprendiamo informazioni dai nostri genitori, dal web, da amici e amiche.

Solitamente, il ruolo dei professionisti di area medica, pedagogica, sociale o psicologica, è quasi sempre marginale, poiché ci hanno insegnato che si cerca l’aiuto di un professionista solo quando c’è qualcosa che non va. Tuttavia, la crescente enfasi generale sulla prevenzione dei problemi, che coinvolge sempre di più la sfera dell’intimità e della sessualità, ci ha portato a coinvolgere più professionisti in questo ambito.

Abbiamo sempre bisogno sia di un’educazione sessuale informale sia di quella formalizzata, le due non sono in contrasto. Ogni giorno la community esprime bisogni di amore, di avere i propri spazi e di un sostegno nell'ambiente sociale per poter formare una propria identità sessuale e per comporre il proprio bagaglio di informazioni. La conoscenza però ci aiuta e i professionisti, insieme ai programmi educativi, giocano un ruolo importante.



Alcuni dati

Il motivo per il quale l’educazione sessuale ed affettiva è così importante ce lo suggeriscono i dati di tantissimi studi, i quali ci indicano quanto la strada sia ancora lunga.

Una ricerca condotta durante il 2019 ha rilevato che l’89% dei ragazzi e l’84% delle ragazze aveva cercato su internet informazioni riguardanti la salute sessuale e riproduttiva. Questo dato ci suggerisce quanto il tema interessi a ragazze e ragazzi che vogliono avere un approccio più consapevole e positivo alla sfera sessuale, sostituendo quello distorto e molto spesso errato che si trova ormai ovunque.
Come si nota nell’Indagine nazionale sulla salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti (2019), è schiacciante la percentuale di studenti che ritengono che la scuola debba garantire l’informazione su sessualità e riproduzione: per alcuni dalle elementari (11%), per altri dalle scuole medie inferiori (50%) e per altri ancora dalle scuole superiori (32%).

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2019, il Sistema di sorveglianza ha segnalato un totale di 140.874 nuovi casi di IST (infezioni sessualmente trasmissibili), con il 71,5% dei casi diagnosticato negli uomini e il 28,5% nelle donne, subendo complessivamente un incremento pari al 41,8% rispetto al periodo 1991-2004. Nell’intero periodo,. L’età mediana dei soggetti segnalati è stata di 32 anni; in particolare, per le donne è stata di 30 anni e per gli uomini di 33 anni.

Dal 1991 al 2019, le patologie più frequenti sono state i condilomi ano-genitali (60.583 casi, 43,0% del totale), la sifilide latente (11.490 casi, 8,2% del totale) e l’herpes genitale (10.140 casi, 7,2% del totale).

 

Un articolo del Corriere della Sera dichiara che solo il 59,3% delle coppie italiane usa la contraccezione e questo dato è legato alla mancanza di informazioni sui vari metodi contraccettivi ed alla quasi totale assenza di programmi di educazione sull’argomento: 548.684 è il numero di donne che nel 2018 hanno fatto ricorso alla contraccezione d’emergenza, un fenomeno che sta aumentando negli ultimi anni.
L’Italia attualmente è al 22esimo posto in Europa per accesso ed informazione sul tema della contraccezione (European Parliamentary forum for sexual and reproductive rights).
Un’indagine di DoxaPharma ha rivelato che una donna in età fertile su tre non ha mai chiesto informazioni sulla contraccezione al/la proprio/a ginecologo/a, mentre il 48% delle intervistate si è informata su internet.

 

Alcuni dati sull’utilizzo (o il non utilizzo) del preservativo:
Il motivo principale per il quale spesso non si usa il preservativo, secondo i dati raccolti nel 2022 dall'Osservatorio Giovani e Sessualità promosso da Durex, sarebbe l'idea che “riduca il piacere”. Così, nonostante il preservativo rimanga il metodo contraccettivo più utilizzato, solo il 54% dei ragazzi tra gli 11 e i 24 anni che hanno già avuto rapporti sessuali lo utilizza. Si tratta di quasi un giovane su due e il dato è ulteriormente in calo. Questo comporta diversi rischi, come gravidanze indesiderate e la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. Tra i ragazzi più grandi, con un'età compresa tra i 19 e i 24 anni, è il 40% a dichiarare di aver già fatto sesso, mentre tra i più piccoli (15-18 anni) ad aver avuto rapporti sono meno del 30%, e tra i giovanissimi (11-14 anni) il 7%. 


Il 14% dei ragazzi intervistati dichiara di non aver usato alcun contraccettivo nell’ultimo rapporto sessuale. In particolare, secondo lo studio, a non utilizzare alcuna protezione sono proprio i più piccoli, nella fascia tra gli 11 e i 14 anni. Sempre fra chi ha avuto rapporti, il 29% dichiara di essere ricorso alla pillola del giorno dopo.

Un dato che emerge è anche il numero di coloro che hanno richiesto l’interruzione di gravidanza, pari al 6% dei giovani che hanno già avuto un rapporto completo. 

Nonostante questo, i giovani italiani dimostrano di avere una buona consapevolezza rispetto al metodo più adeguato da utilizzare per evitare una gravidanza e, allo stesso tempo, non contrarre malattie sessuali: il 94% degli intervistati, infatti, indica il preservativo. Una quota dei partecipanti, tuttavia, confonde i metodi contraccettivi con la protezione da infezioni sessualmente trasmissibili, ad esempio in riferimento alla pillola e all'anello. 

Il problema alla base continua a essere la mancanza di educazione sessuale che, nelle scuole italiane, a oggi non è obbligatoria. In questo modo, come emerge dalla ricerca, il rischio è che la disinformazione cresca e che i ragazzi si approccino alle prime esperienze sessuali senza punti di riferimento sia dal punto di vista pratico e della salute sia da quello emotivo.

 

 

 

Fonti:

https://www.istat.it/it/archivio/gravidanza

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_778_allegato.pdf

https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/sexually-transmitted-infections-(stis)